di Marina Palmieri
Fonte: BOLLETTINO CARDIOLOGICO Numero 101 - Novembre/Dicembre 2001
Fondato nel 1988 ed edito dalla
SIEPIS, il "BOLLETTINO CARDIOLOGICO" è un mensile di cardiologia
clinica, cardiochirurgia, cultura medica, attualità sociali.
In questo servizio affronteremo l'argomento dell'alimentazione
vegetariana.Una scelta, quella del vegetarismo o vegetarianesimo,
che può essere adottata per vari e diversi motivi, quali
soprattutto: motivi di tipo etico, che implicano il rifiuto a
cibarsi di alimenti che richiedono sofferenza ed uccisione di
animali; di tipo eco-ambientale, come pure (e sempre più
frequentemente negli ultimi anni) motivi puramente salutistici.
Nella grande maggioranza dei casi, tuttavia, questi principali
ordini di ragioni coesistono nella scelta di un'alimentazione
vegetariana, che, peraltro, come comprovati e sempre più numerosi
studi e ricerche nutrizionali confermano, risulta essere un valido
mezzo di prevenzione di molte malattie degenerative.
Quali che siano, in ogni occasione, i motivi ed i convincimenti
all'origine di tale "opzione" alimentare, abbiamo deciso in queste
pagine di esaminare (coerentemente, del resto, con l'impostazione
di una rivista come "Bollettino Cardiologico", sempre attenta al
rigore delle ragioni scientifiche) gli aspetti prettamente
scientifico-nutrizionali che depongono a favore dell'alimentazione
vegetariana.
Alimentazione carnea
- La carne è tossica perché produce ptomaine e
urati; insieme agli zuccheri raffinati acidifica
l'organismo determinando lo sviluppo di candidosi ed
osteoporosi;
- La carne è l'ambiente ideale per la coltura della
maggior parte dei germi;
- Essendo troppo ricca di grassi, la carne favorisce
lo sviluppo di tutte le malattie degenerative come
quelle cardiovascolari ed il cancro;
- Essendo troppo ricca di proteine, la carne può
essere causa di insufficienza renale;
- L'alimentazione ricca di albumine e grassi favorisce
la proliferazione dei batteri della putrefazione, con
malassorbimento delle vitamine e produzione di sostanze
cancerogene come il ciclopentantrene;
- Le feci e le urine delle persone che mangiano la carne contengono sostanze mutagene, capaci, cioè di modificare in modo permanente il patrimonio genetico delle cellule, sostanze che scompaiono passando all'alimentazione vegetariana per ricomparire con la ripresa di una dieta mista
Alimentazione vegetariana
- Aumenta la resistenza fisica grazie ad una
notevole presenza di amidi, nei cereali, nei legumi secchi,
nella manioca e nelle patate, che vengono depositati come
riserva energetica sotto forma di glicogeno nel fegato e
nei muscoli;
- Evita la stitichezza grazie all'elevata presenza
di fibre che regolarizzano il transito intestinale;
- Riduce i rischi di malattie cardiocircolatorie e
cancro grazie ad una percentuale di lipidi meno elevata
e più equilibrata; riduce il rischio di altre malattie
degenerative fra le più comuni della nostra società,
come: artrite, artrosi, diabete, obesità, osteoporosi;
- Spostando l'equilibrio acido-base dell'organismo verso l'alcalinità può prevenire il riacutizzarsi delle patologie cronico-degenerative.
A) VEGETARIANI E VEGANI
E' con questa lieve variante terminologica che s'impone una
preliminare distinzione. Comunemente, ed in modo approssimativo, si
usano definire "vegetariani" coloro che escludono dalla propria
alimentazione quotidiana il consumo di carne e pesce. In realtà,
all'interno della popolazione dei vegetariani (che
complessivamente, in Italia, sono oggi circa due milioni e mezzo)
si possono individuare due principali modelli alimentari: quello
vegetariano propriamente detto e quello vegano (o vegan).
Entrambi i modelli di alimentazione sono accomunati dal fatto che
escludono il consumo di carne e di pesce, con la differenza
sostanziale che:
- L'alimentazione vegetariana in genere ammette alimenti
di origine animale indiretta e quindi il consumo di latte,
latticini ed uova (latto-ovo-vegetarismo), oppure il consumo di
uova ma non di latte e latticini (ovo-vegetarismo) o, ancora, il
consumo di latte e latticini ma non di uova
(latto-vegetarismo); - L'alimentazione vegana esclude qualsiasi prodotto di origine animale ed ammette esclusivamente alimenti vegetali (anche marini).
B) VEGETARISMO PER UNA MAGGIORE PROTEZIONE DA MALATTIE DEGENERATIVE. ALIMENTAZIONE CARNEA VS. ALIMENTAZIONE VEGETARIANA:UN BILANCIO DEI PRICIPALI SVANTAGGI E VANTAGGI PER LA SALUTE
I dati epidemiologici ottenuti da una moltitudine di studi
scientifici dimostrano che i vegetariani (1
-16) ed i vegani( 8 -14) godono
complessivamente di salute migliore rispetto agli onnivori e che,
in particolare, beneficiano di un alto livello di protezione da
malattie anche degenerative. Gli studi scientifici internazionali
basati, precisamente, su raffronti fra popolazioni di carnivori
(ovvero "onnivori") e popolazioni di vegetariani/vegani in
relazione al rischio di sviluppo di malattie degenerative, quali
soprattutto tumore, ipertensione, arteriosclerosi, infarto, ictus,
diabete, obesità, calcoli, sottolineano che tale rischio risulta
notevolmente ridotto nei vegetariani e nei vegani(1-16).
Per una disamina del tema trattato abbiamo contattato un esperto di
primo piano sull'argomento, il dr. Giuseppe Fariselli, medico
chirurgo, specializzato in oncologia, dirigente medico
dell'Istituto Nazionale dei Tumori, membro del comitato
medico-scientifico dell'AVI, Associazione Vegetariana Italiana e
Presidente della stessa AVI*. Per gentile concessione dello stesso
dr. Fariselli, riportiamo alla tabella 1, in estratto, uno
specchietto illustrativo degli argomenti di tipo medico (17) riferiti, rispettivamente, all'alimentazione carnea
ed all'alimentazione vegetariana.
[*NdR: all'epoca della redazione dell'articolo]
C) ALIMENTAZIONE E TUMORI
Del rapporto alimentazione-tumori, già evidenziato poco sopra
sulla base di argomentazioni di tipo medico, così come
puntualizzate dall'oncologo dr. Fariselli, passiamo ora ad indicare
alcune variabili quantitative. La tabella che segue, di recente
messa a punto dallo stesso dr. Fariselli, mostra in particolare
l'influenza dei cibi sui più diffusi tipi di tumore, e la
percentuale di tumori evitabili attraverso la dieta. In primo piano
fra cibi che, consumati regolarmente ogni giorno, contribuiscono a
prevenire l'insorgenza dei tumori: frutta, verdure, fibre.
INFLUENZA DEI CIBI SU PRINCIPALI TUMORI
(Dr. Giuseppe Fariselli) |
||||
---|---|---|---|---|
tipo di tumore | numero annuale di casi nel mondo | cibi (ed altri fattori
rapportabili alla dieta /n.d.r.) Che prevengono = - Che favoriscono = + |
percentuale di tumori evitabili con la dieta | fattori non dietetici collegati al tumore |
POLMONE |
1.320.000
|
- frutta e verdura
|
Dal 20 al 33%
|
Fumo,
ambiente di lavoro |
STOMACO |
1.015.000
|
- uso del frigorifero
- frutta e verdura + sale, grigliate |
Dal 66 al 75 %
|
Infezione da Helicobacter Pylori
|
MAMMELLA |
900.000
|
- verdure
+ alcol, grassi + obesità |
Dal 33 al 50%
|
Menarca precoce, patrimonio genetico, radiazioni
|
COLON e RETTO |
875.000
|
- fibre e verdura
- attività fisica + alcol, grassi |
Dal 66 al 75%
|
Colite ulcerosa,
patrimonio genetico |
BOCCA e GOLA |
575.000
|
- frutta e verdura
+ alcol, grigliate |
Dal 33 al 50 %
|
Fumo,
tabacco masticato |
FEGATO |
540.000
|
- frutta e verdura
+ alcol |
Dal 33 al 66 %
|
HBV o HCV
|
COLLO UTERINO |
525.000
|
+ obesità
|
Dal 10 al 20 %
|
Fumo, HPV
|
ESOFAGO |
480.000
|
- frutta e verdura
+ alcol |
Dal 50 al 75 %
|
Fumo
|
PROSTATA |
400.000
|
+ grassi
|
Dal 10 al 20 %
|
D) LE PROTEINE NELL'ALIMENTAZIONE VEGETARIANA
Sulla base dei numerosi studi di popolazioni disponibili nella
letteratura scientifica, la principale associazione di
nutrizionisti americani, l'American Dietetic Association (5), afferma che le diete vegetariane o vegane
correttamente seguite e bilanciate sono in grado di fornire
all'organismo un perfetto apporto proteico.
Molto interessanti al riguardo anche gli studi epidemiologici
condotti sulla popolazione rurale cinese (18
-19)(si veda in particolare "Science" del maggio 1990), che
hanno ampiamente evidenziato come un apporto proteico in
larghissima parte di fonte vegetale soddisfi in pieno le esigenze
nutrizionali anche di chi svolge usualmente lavori pesanti.
"Un preconcetto da sfatare, quindi, quello della (presunta) carenza
proteica nei vegetariani: tutti gli aminoacidi essenziali possono
essere facilmente introdotti con alimenti tra loro complementari,
già esistenti nella cucina italiana tradizionale", afferma la
dr.ssa Luciana Baroni, specialista in Geriatria, Gerontologia e
Neurologia, dirigente medico presso l'ospedale Villa Salus di
Mestre e Presidente in carica della Società
Scientifica di Nutrizione Vegetariana, Milano. Spiega la stessa
dr.ssa Baroni: "Spesso si sente affermare che le proteine animali
sarebbero proteine "nobili" diversamente da quelle contenute nei
vegetali. In realtà questa affermazione ha ben poco fondamento.
Infatti tutte le proteine sono costituite da aminoacidi, alcuni dei
quali possono essere sintetizzati dall'organismo umano mentre altri
(gli aminoacidi essenziali) devono necessariamente essere
introdotti con l'alimentazione. Le proteine contenute nei cibi
animali contengono da sole tutti questi aminoacidi nelle giuste
proporzioni (quindi per i vegetariani il problema non si pone
neppure, dal momento che assumono uova e derivati del latte).
Per i vegani invece è necessaria una maggior attenzione nella
pianificazione della dieta, per essere certi di introdurre in
giuste proporzioni questi aminoacidi".
Come deve regolarsi, nella dieta di tutti i giorni, chi voglia
seguire un'alimentazione propriamente vegana che garantisca un
ottimale apporto proteico? Abbiamo chiesto alla dr.ssa Baroni di
illustrare ai nostri lettori quali siano gli accorgimenti da
seguire, che si basano su semplici principi nutrizionali. "Chiunque
assuma nell'arco della giornata dei cereali (pane, pasta, riso,
etc.) e legumi (come i fagioli, le lenticchie, i ceci,etc.) è in
grado di ottenere facilmente tutti gli aminoacidi necessari nelle
giuste quantità e proporzioni (5, 24). Parliamo
poi di giuste quantità (il fabbisogno proteico giornaliero
dell'adulto è solo di 1 grammo di proteine per Kg di peso corporeo
al giorno). Le diete attualmente in uso nella popolazione sono
francamente iperproteiche e dannose per la salute."
L'alimentazione vegana soddisfa pienamente questa esigenza, a patto
che l'apporto calorico complessivo sia adeguato (20-22). La soia è poi l'unico legume in grado di
fornire da solo tutti gli aminoacidi necessari nelle giuste
proporzioni (24), ma è controproducente
assumerne eccessive quantità. I vegetariani che mangiano latticini
e uova assumono ovviamente le stesse proteine animali della carne.
Il vantaggio di ricavare le proteine dai vegetali, anziché dai cibi
animali - sottolinea poi il presidente della Società Scientifica di
Nutrizione Vegetariana - è che, così facendo, si possono soddisfare
i propri fabbisogni alimentari senza introdurre colesterolo e
grassi saturi, notoriamente deleteri per la salute e presenti in
tutti i cibi animali (5 - 6). Inoltre le proteine animali, a differenza di quelle
vegetali, aumentano considerevolmente l'escrezione di calcio e di
conseguenza il rischio di osteoporosi (25-28).
Secondo alcuni studi il consumo di queste proteine aumenterebbe
anche il rischio di contrarre patologie cardiovascolari e il
diabete anche per bambini.
E) FERRO E VITAMINA B12 NELL'ALIMENTAZIONE VEGETARIANA
Se un'alimentazione vegetariana sia in grado di fornire all'organismo un ottimale livello di ferro (minerale che interviene, in particolare, nel trasporto dell'ossigeno e nella respirazione cellulare) e di vitamina B12 (sostanza indispensabile nella sintesi dell'emoglobina) è stato a lungo uno degli interrogativi principali che, con posizioni diverse, ha contrapposto i nutrizionisti a favore della tradizionale alimentazione onnivora/carnea ed i nutrizionisti a favore di un'alimentazione che escluda il consumo di carne. Nel corso degli ultimi decenni, tuttavia, anche su questo aspetto gli studi scientifici hanno fornito importanti conclusioni, dimostrando che una corretta ed equilibrata alimentazione vegetariana è in grado di mettere al riparo dal temuto rischio di carenza di ferro e di vitamina B12. Un po' più complessa risulterebbe la situazione per i vegani, per i quali il mantenimento dell'ottimale livello di ferro e di vitamina B12 nell'organismo richiede l'inclusione, nella dieta quotidiana, di cibi fortificati e/o integratori di queste sostanze. Dosaggi della ferritinemia e di vitamina B12, inoltre, sono i controlli che gli esperti consigliano di eseguire periodicamente a chi segue una dieta assolutamente vegan, con una particolare raccomandazione per le donne vegan in stato di gravidanza o che allattano.
E - 1) IL FERRO NELL'ALIMENTAZIONE VEGETARIANA
(approfondimenti)
Al riparo dal rischio di anemia:accorgimenti
dietetici
Di per sé, il ferro eme od emetico (quello contenuto nei tessuti
animali) è più facilmente assimilabile dall'organismo, rispetto
al ferro non-eme. E' però essenziale tenere presente che
l'assorbimento nell'organismo del ferro non-eme può essere
notevolmente facilitato, mettendo in pratica alcuni fondamentali
accorgimenti alimentari, ed in particolare (5), accostando a cibi contenenti ferro dei cibi
ricchi di vitamina C.
La carenza di ferro nell'organismo provoca, com'è noto, anemia.
Il paventato timore, quindi (un timore alquanto diffuso fra i
più), che il mancato consumo di carne possa determinare carenza
di ferro conduce alla domanda: i vegetariani sono a rischio di
anemia? Una risposta importante è ancora quella dell'American
Dietetic Association (5), che ha
ufficialmente affermato: "Sebbene le diete vegetariane risultino
disporre di un maggior contenuto complessivo di ferro rispetto
alle diete non-vegetariane, i depositi di ferro nell'organismo
dei vegetariani sono più bassi, perché il ferro proveniente da
alimenti vegetali viene assorbito in misura minore (29). L'importanza clinica di tale aspetto, se esiste,
non è chiara, perché l'incidenza dell'anemia da deficienza di
ferro è simile nei vegetariani e nei non-vegetariani (29).
Se i dati epidemiologici indicano in tal senso un 'pareggio' fra vegetariani e non-vegetariani, che quindi smentisce il noto luogo comune secondo il quale i primi sarebbero, complessivamente, più a rischio di anemia, è altrettanto vero che per seguire correttamente una dieta vegetariana (come, del resto, per seguire correttamente qualsiasi altro tipo di dieta, compresa quella onnivora più tradizionale) che, in particolare, metta al riparo dal rischio di anemia, si rende indispensabile approfondire la conoscenza di alcuni principi nutrizionali e, nello specifico, la conoscenza di alcuni rapporti di "sinergia" nutrizionale fra diversi gruppi di cibi. Utili indicazioni al riguardo vengono anche in questo caso fornite da un recente lavoro del dr. Giuseppe Fariselli, qui di seguito riportate, per gentile concessione dello stesso autore.
E - 2) L'ANEMIA NEI VEGETARIANI
Dr. Giuseppe Fariselli
(estratto)
L'alimentazione vegetariana, se non è attuata in modo
razionale, può esporre al rischio di anemie. Questo avviene in
particolare nella donna fertile con mestruazioni abbondanti e
nelle diete vegetariane restrittive (macrobiotiche) affrontate
senza una sufficiente conoscenza delle linee-guida
dell'alimentazione.
Premesso che ciò che rende sana l'alimentazione non è la quantità
ma la qualità del cibo, bisogna ricordare che i processi di
raffinazione e di conservazione degli alimenti fanno perdere
buona parte delle vitamine e dei minerali fondamentali per
prevenire le anemie. Ecco perché, pur consumando molto cibo siamo
spesso denutriti: manchiamo cioè dei nutrienti. Di qui la
necessità di utilizzare solo alimenti integrali, biologici, o
meglio ancora biodinamici. Questi alimenti sono cari, ma è meglio
investire nella salute che spendere poi per le medicine.
Neppure un'alimentazione corretta, ben bilanciata, ricca di
cereali integrali, di frutta e verdura è sufficiente ad
assicurare un apporto di nutrienti adeguato alle necessità
dell'organismo se si trascurano gli effetti della conservazione e
della cottura sul contenuto in vitamine e sali minerali dei
cibi.
Le vitamine indispensabili
La vitamina B6 (piridossina), fra le altre cose,
partecipa alla sintesi dell'emoglobina e dei globuli rossi.
Si trova nei cereali integrali, in particolare avena, mais e
orzo, nel lievito di birra, nella soia, nelle verdure fresche
come cavoli, lattuga, patate e spinaci, ma anche nell'albume
d'uovo e nel latte, mentre i non vegetariani la trovano anche
nel fegato e nella carne. E' bene sapere che l'alcol, il
fumo, e la pillola possono aumentare il fabbisogno, e che la
brillatura dei cereali e la frittura dei cibi ne distruggono
il 90 %, mentre l'inscatolamento, la luce e la surgelazione
ne eliminano il 20 %. Si consiglia quindi, in questi casi, di
integrare la dieta con germe di grano, lieviti, e noci.
La vitamina B12(cianocobalamina) è indispensabile per
la sintesi dell'emoglobina. Essa è contenuta quasi
esclusivamente nei prodotti di origine animale come carne,
latticini e pesce, mentre è presente solo in tracce
largamente insufficienti al fabbisogno nelle alghe, nei
lieviti alimentari e nei vegetali. Alcol e fumo possono
ridurne l'assorbimento, che è peraltro legato ad una buona
funzionalità gastrica ed intestinale in quanto lo stomaco
produce il "fattore intrinseco" che si lega alla vitamina B12
e le consente l'assorbimento intestinale. Poiché la vitamina
B12 si accumula nel fegato, chi diventa vegan da adulto può
contare su una riserva di 2 o 3 mg, che è sufficiente per
circa 3 anni prima che si manifestino segni di carenza.
La vitamina C (acido ascorbico) favorisce
l'assorbimento del ferro a livello intestinale. Essa si
ritrova nella frutta fresca e nella verdura. Ne sono
particolarmente ricchi gli agrumi, i cavoli, la frutta
tropicale, l'indivia, i peperoni, le rape. E' molto labile e
gli alimenti che la contengono, eccetto gli agrumi,
andrebbero consumati appena dopo la raccolta. Negli agrumi
invece, grazie allo spessore della buccia, la perdita è molto
ridotta durante la maturazione e la raccolta e quasi
inesistente durante la conservazione. Inoltre, poiché la
vitamina C è molto stabile in ambiente acido, il succo
d'arancia conservato contiene quasi la stessa quantità di
vitamina C di quello fresco.
E' però sempre valido il concetto di bere la spremuta appena
fatta perché il calore e soprattutto la luce e l'ossigeno
dell'aria la distruggono. I contraccettivi orali ne
diminuiscono l'effetto, mentre l'aspirina, il fumo, i
salicilati, i sulfamidici, e le tetracicline ne riducono
l'assorbimento.
La vitamina E (tocoferolo) influenza favorevolmente il
metabolismo del ferro, ed è contenuta nei germi dei cereali,
nelle noci, negli olii vegetali spremuti a freddo (in
particolare arachidi, mais, olive, soia), nei semi interi, e
nel tuorlo d'uovo. Nel processo di macinazione del grano si
perde circa il 90% di vitamina E, mentre la manipolazione dei
cibi e l'esposizione all'ossigeno dell'aria ne riducono il
contenuto.
Il ferro-Fe è indispensabile per il trasporto
dell'ossigeno dal polmone ai tessuti e dell'anidride
carbonica dai tessuti ai polmoni, e per la respirazione
cellulare. Se manca si hanno gravi disturbi, dei quali uno
dei principali è l'anemia con difficoltà alla deglutizione,
disturbi digestivi, e lingua rossa. Esso si trova soprattutto
in alcune alghe (10 g di alghe Iziki forniscono quasi 3 mg di
ferro), nei cereali integrali (soprattutto miglio), nel
cioccolato, nella frutta secca, nei germi di grano, nei
legumi secchi come lenticchie e soia, nel lievito di birra,
nelle noci e nei pistacchi. Per chi segue invece la dieta
carnea, gli alimenti più ricchi di ferro sono la milza e il
fegato degli animali terrestri ed alcuni molluschi come
cozze, ostriche e vongole. Negli alimenti il ferro esiste in
due forme: ferro emetico, legato ai globuli rossi e contenuto
solo negli alimenti di origine animale (carne e pesce); ferro
non-emetico, contenuto anche nei vegetali. L'assimilazione
del ferro non-emetico (tratto dai vegetali) varia
notevolmente in base alla composizione dei pasti e alle
possibilità di preparazione degli alimenti (interi, macinati,
misti tra di loro). Inibiscono l'assimilazione del ferro il
caffè ed il tè, mentre la crusca dei cereali, il calcio
presente nel latte, e, secondo alcuni, le proteine della soia
ne riducono l'assorbimento. E' quindi preferibile bere caffè,
latte, tè e tisane lontano dai pasti.
Fortunatamente esistono però anche fattori che facilitano
l'assimilazione del ferro non-emetico. E' in particolare
utilissimo consumare simultaneamente acido ascorbico
(vitamina C): aggiungendo infatti 100 ml di succo d'arancia
alla prima colazione se ne triplica l'assimilazione. Ne
facilitano l'assimilazione anche il consumo simultaneo di
glucidi semplici come frutta, miele ed orzo germinato, e, per
chi non è vegetariano, quello di pesce e carne. Una dieta
vegetariana equilibrata che contenga quindi cereali, frutta
secca, germi di grano, legumi secchi, semi oleaginosi, e
uova, associati a grandi quantità di frutta e verdure fresche
e con un apporto calorico sufficiente, può garantire una
quantità di ferro uguale a quella di una dieta mista e
largamente sufficiente ai fabbisogni normali.
E' comunque indispensabile che le donne in età fertile, con
mestruazioni abbondanti, e soprattutto in gravidanza,
indipendentemente dalla dieta adottata, controllino
periodicamente il dosaggio di ferro nel sangue e l'esame
emocromocitometrico ricorrendo, quando necessario,
all'assunzione degli integratori e dei farmaci necessari come
stabilito dal medico.
Il rame-Cu, infine, è necessario per un corretto
utilizzo del ferro.
Se manca si hanno, oltre all'aumento del rischio di
infezioni, disturbi dell'accrescimento e del sistema nervoso,
malattie delle ossa e perdita dei capelli, anemia.
Il rame è principalmente contenuto nel cacao, nel cioccolato,
nella frutta secca e, per chi non è vegetariano, nelle
ostriche e nel fegato.
[ Per ulteriori informazioni sull'argomento: www.vegetariani.it ]
E - 3) LA VITAMINA B12 NELL'ALIMENTAZIONE
VEGETARIANA
(approfondimenti)
Se una dieta vegetariana equilibrata è perfettamente in grado di soddisfare il fabbisogno di ferro, meno facilmente tale tipo di dieta risulterebbe poter soddisfare il fabbisogno di vitamina B12. Passando la parola alla dr.ssa Luciana Baroni riteniamo utile soffermarci ancora su questo importante aspetto dell'alimentazione vegetariana, anche per apprendere in quali direzioni, e con quali risultati, si siano sviluppati gli studi scientifici sul problema.
Dr.ssa Baroni, a che punto sono le conoscenze
medico-scientifiche sul rapporto fra vitamina B12 ed
alimentazione vegetariana? E come può essere prevenuto
nell'ambito di una dieta vegetariana e vegana l'eventuale rischio
di carenza di questa vitamina, indispensabile per la sintesi
dell'emoglobina e la salute del sistema nervoso?
Negli ultimi anni la vitamina B12 sta suscitando un certo
interesse tra i ricercatori che lavorano nel campo della
nutrizione: numerosi studi scientifici attualmente disponibili
dimostrano che la carenza di questa vitamina sarebbe meno rara di
quanto un tempo si pensasse.
E' noto che alcuni soggetti, pur assumendo adeguate quantità di
questa vitamina attraverso la dieta, possono svilupparne una
carenza.
E' il caso degli alcolisti, degli anziani e di tutti i soggetti
che hanno un'inadeguata produzione da parte dello stomaco del
"Fattore Intrinseco", essenziale per l'assorbimento della
B12.
Tuttavia, tra le persone che seguono una dieta vegetariana (e
soprattutto vegana) la causa di gran lunga più comune di carenza
di vitamina B12 è l'insufficiente apporto attraverso la
dieta.
Com'è noto questa vitamina è contenuta esclusivamente nei cibi
animali (latticini, uova e, ovviamente, carne e pesce), in alcuni
lieviti alimentari specifici (che non ci risultano disponibili in
Italia, diversamente che in USA ed in Gran Bretagna) e nei cibi
vegetali fortificati (es. alcuni hamburger vegetali, alcuni
cereali e latte di soia fortificato).
Si sente talvolta dire che tutti i lieviti alimentari, incluso il
lievito di birra, il germe di grano, le alghe, il tempeh, il miso
ed i cibi biologici non accuratamente lavati conterrebbero
quantità adeguate di B12. Tutti i dati scientifici disponibili ad
oggi dimostrano che ciò non è vero: tali cibi non contengono
affatto vitamina B12, oppure contengono delle sostanze analoghe
ma biologicamente inattive per l'organismo umano. Oppure ancora
contengono vitamina B12 attiva, ma in quantità del tutto
inadeguate e per di più molto variabili (alcune alghe possono
contenere quantità di B12 che variano a seconda della loro
provenienza).
Da quanto fin qui detto si potrebbe concludere che la carenza di
questa vitamina è un problema che riguarda solo i vegani e non i
vegetariani, poiché questi ultimi consumano anche latte ed uova,
cibi di origine animale. Purtroppo ciò non è sempre vero. Esiste
infatti una notevole variabilità di consumo di tali prodotti
anche in una dieta vegetariana. Ci sono vegetariani abituati a
consumare latte ogni mattina, formaggio in ogni pasto e magari
una media di un uovo al giorno tra frittate e prodotti che
contengono uova (pasta, dolci, salse, ecc.). Questi vegetariani
probabilmente assumono quantità più che sufficienti di questa
vitamina, a meno che non abbiano problemi di assorbimento (che
possono essere congeniti od acquisiti). Il problema è che il
vantaggio per lo stato di salute, raggiunto assumendo in tal modo
dosi adeguate di vitamina B12, viene inficiato dagli altri
nutrienti contenuti in questi cibi di derivazione animale, che
così verrebbero assunti in elevate quantità: grassi saturi,
colesterolo e proteine animali, cioè sostanze
incontrovertibilmente associate ad un aumento del rischio di
patologie degenerative quali infarto, arteriosclerosi, cancro,
diabete, ecc.
Invece il problema si pone sempre per i vegani, che non
dispongono di alcuna fonte alimentare affidabile di questa
vitamina se non usano alimenti fortificati od integratori
alimentari.
Quindi, chi invece si improvvisasse in una dieta
rigidamente vegana senza tener conto di questa raccomandazione,
ovvero senza arricchire la propria alimentazione di tutti i
giorni con integratori di vitamina B12, a quali danni per la
salute si esporrebbe? Con quali conseguenze anche nel lungo
periodo?
I sintomi clinici caratteristici della sindrome da carenza di
vitamina B12 possono manifestarsi anche dopo anni dall'inizio di
una dieta priva o comunque decisamente carente di B12 (anche nel
caso di vegetariani che mangino latticini ed uova solo
sporadicamente). In alcuni casi la carenza può restare
apparentemente asintomatica anche per oltre 20 anni.
In ogni caso le conseguenze, in primis a carico del sistema
nervoso, possono essere anche molto gravi se l'ipo-avitaminosi
non viene corretta con l'assunzione di integratori.
Come dovrebbe comportarsi, in pratica, il vegetariano che
sia già a rischio di questa carenza vitaminica? E inoltre,
potrebbe fornirci qualche indicazione particolareggiata su dosi
ottimali delle supplementazioni alimentari?
La cosa più saggia è usare regolarmente vari prodotti fortificati
con questa vitamina, verificando attentamente il loro contenuto
di B12, dato che alcuni di questi prodotti ne contengono quantità
minime (la dose giornaliera consigliabile di B12 è di 2
microgrammi, ed alcuni hamburger di soia contengono poco più di
0.5 microgrammi per 100 g di prodotto). Una soluzione per certi
versi più facile è quella di assumere regolarmente degli
integratori (una dose di 100-500 microgrammi per settimana è
generalmente adeguata, anche se sarebbe meglio consumare questi
integratori più volte alla settimana). Per vegani e vegetariani
di lunga data è consigliabile verificare periodicamente i propri
livelli plasmatici di B12 (e, ove disponibile il test, di
omocisteina). Nel caso di livelli ematici di B12 inferiori alla
norma è opportuno assumere degli integratori preferibilmente
sublinguali, per ricostituire le scorte di vitamina del proprio
organismo. In seguito ognuno può scegliere se usare integratori
di B12 vegani (preferibilmente più volte la settimana) oppure
consumare regolarmente cibi fortificati, facendo attenzione che
il loro apporto reale di questa vitamina sia comunque superiore
ai 2 microgrammi al giorno.
Altro in breve
DIETE VEGANE PER BAMBINI E NEONATI
Per una conoscenza degli studi scientifici che promuovono per bambini e neonati una dieta vegana, eventualmente arricchita di alcuni integratori, ricordiamo in particolare gli articoli apparsi lo scorso giugno sul Journal of the American Dietetic Association, e precisamente:
- "Consideration in planning vegan diets:
Children"- Virginia Messina, MHD, RD; Ann Reed Mangel, PHD,
RD, FADA;- in J Am Diet Assoc 2001;101:661-669;
- "Consideration in planning vegan diets:
Infants"- Ann Reed Mangel, PHD, RD, FADA; Virginia Messina,
MHD, RD - in J Am Diet Assoc 2001;101:670-677.
Affermano sull'argomento i ricercatori scientifici: "Una dieta vegana correttamente pianificata può soddisfare il fabbisogno nutrizionale dei bambini piccoli. La American Dietetic Association e la American Academy of Pediatrics sottolineano che le diete vegane possono favorire una normale crescita infantile." E ancora, anche a proposito dell'allattamento al seno da madri vegane: "La composizione del latte materno è simile a quella delle madri non vegetariane, tranne che per la composizione dei grassi. Per l'età compresa fra i primi 4 e 6 mesi di vita, l'unico cibo dovrebbe essere costituito da latte materno, o come eventuale alternativa da un latte a base di soia specificamente formulato per l'infanzia. Fino all'età di un anno il latte di soia comunemente in commercio non dovrebbe essere la bevanda principale. I bambini vegani allattati con latte materno potrebbero necessitare di supplementi di vitamina B12 qualora la dieta materna fosse inadeguata; i bambini un po' più grandi d'età potrebbero necessitare di supplemento di zinco e di fonti affidabili di ferro e di vitamine D e B12. L'introduzione, a tempo opportuno, di cibi solidi nella dieta dei bambini vegani sarà simile a quella raccomandata per i bambini non vegetariani. Tofu, legumi secchi, e cibi analoghi come fonti proteiche vanno introdotti nella dieta intorno ai 7-8 mesi di età. Le diete vegane possono essere pianificate in modo da essere adeguate sotto il profilo nutrizionale e favorire la crescita dei bambini".
PROGRAMMA DI NUTRIZIONE SUGGERITO PER NEONATI VEGANI,DI
ETA' COMPRESA FRA I 4 E I 12 MESI (*)
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Cibi
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4-6 mesi
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6-8 mesi
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8-10 mesi
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10-12 mesi
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Latte
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Latte umano o in formulazione di soia
|
Latte umano o in formulazione di soia
|
Latte umano o in formulazione di soia
|
Latte umano o in formulazione di soia
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Cereali e pane
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Cereali per l'infanzia fortificati di ferro (
l'introduzione nella dieta può essere rimandata ai 6 mesi
d'età)
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Cereali per l'infanzia,crackers,
pane da toast, cereali secchi non dolcificati |
Cereali per l'infanzia,crackers,
pane da toast, cereali secchi non dolcificati, pane soffice |
Cereali per l'infanzia,crackers,
pane da toast, cereali secchi non dolcificati, pane soffice, riso, pasta |
Frutta
|
Niente
|
Passati di frutta,
succhi di frutta |
Frutta tenera o cotta,succhi di frutta
|
Frutta tenera in barattolo o cotta,frutta fresca sbucciata,
succhi di frutta
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Verdure
|
Niente
|
Passati di verdura,
succhi di verdura |
Verdura tenera, cotta e schiacciata,
succhi di verdura |
Verdura tenera e cotta ridotta in pezzi, succhi di verdura
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Legumi
|
Niente
|
Tofu,purè di legumi,yogurt di soia (a 7-8 mesi)
|
Tofu, purè di legumi, formaggio di soia, yogurt di soia
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Tofu,legumi schiacciati, formaggio di soia, yogurt di soia,
pezzi di burger di soia ridotti in bocconcini, tempeh
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Nota: la sovrapposizione delle età (indicate nella tabella stessa-n.d.r.) è in relazione alla variabilità dell'andamento della crescita |
(*) cfr Tabella 2 in "Consideration in planning vegan diets: Infants"- Ann Reed Mangel, PHD, RD, FADA; Virginia Messina, MHD, RD - in J Am Diet Assoc 2001;101:670-677.
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Published Online: 14 May 2002 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.