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Sono una donna vegan incinta di 5 mesi e mezzo.

Naturalmente, sto seguendo la mia dieta vegan, con integrazione di cereali, legumi, alghe, tofu, latte di soia e di mandorle, frutta fresca e secca e tanta verdura fresca e cotta.
Nonostante ciò, non sono riuscita ad allontanare i dubbi di mio marito circa la mia alimentazione in questo periodo, così come la perplessità del mio ginecologo, il quale continua a dire che non c'è niente di meglio di una bistecca, di un pesce alla griglia, di un tuorlo d'uovo, ecc.
Pertanto, in vista della mia prossima visita ginecologica in data 16/9/02, alla quale presenzierà anche mio marito per parlare di questo argomento, vorrei chiedervi se è necessario integrare la mia dieta con supplementi (quali compresse a base di alghe, lievito di birra, germe di grano, ecc.) o con integratori (Progetto Vivere Vegan consiglia il Mega B-150 della Nature's Plus), tenendo presente che assumo già 2 compresse di ferro ed 1 di acido folico al giorno. [C.D.L.]


Risposta a cura della dott.ssa LUCIANA BARONI, Presidente SSNV

La dieta vegana in gravidanza ed allattamento va integrata solo con B12. Questa vitamina non si trova nei cibi naturali di origine vegetale, e va assunta come supplemento. È assolutamente consigliato assumere un supplemento di SOLA B12 e NON integratori multivitaminici.

La dose giornaliera per un vegano passa dai 2.0 mcg di qualunque altra fase della vita ai 2.2 in gravidanza, e sale ulteriormente a 2.6 durante l'allattamento. Dosi superiori comunque non sono assolutamente tossiche. Va benissimo l'integratore che le hanno consigliato.

Tutte le gravide, inoltre, indipendentemente dal tipo di alimentazione, devono assumere supplementi di acido folico (che previene le malformazioni fetali) e ferro (l'anemia da carenza di ferro della gravidanza è dovuta alla diluizione del sangue secondaria all'espansione del contenuto liquido dell'organismo ed alle aumentate richieste dovute alla crescita dei tessuti del feto).

La invito caldamente ad integrare la B12 con un preparato vegano, per evitare che la sua carenza possa provocare danni al nascituro, oltretutto con conseguenti strumentalizzazioni del "caso clinico" ad opera dei nostri cari detrattori.

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