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Sono uno studente ventenne, vegano da circa 1 anno e mezzo, e non ho mai avuto nessun tipo di problema ricollegabile al cambio di alimentazione. Nonostante questo il mio dottore (nutrizionista e dietologo), mi ha decisamente invitato a riprendere un'alimentazione onnivora, riammettendo nella dieta non solo i vari derivati animali, ma anche carne e pesce.
In soldoni la tesi generale da egli sostenuta con estrema certezza è che un'alimentazione vegetariana sia sempre e comunque inadeguata per l'organismo umano e che a lungo andare comporti patologie e/o problemi più o meno gravi, e questo indipendentemente da eventuali carenze riscontrabili da esami del sangue, e in effetti ciò che mi ha colpito è che il dottore in questione non abbia minimamente sfiorato il problema delle blasonate carenze (ferro, calcio, B12...), al contrario ha ammesso che anche in presenza di una dieta apparentemente bilanciata, e dunque con esami del sangue conseguentemente corretti e il benché minimo visibile segnale di allarme, in realtà un bel giorno ci si potrebbe svegliare con seri problemi/patologie. La giustificazione di tale tesi risiederebbe nelle diverse caratteristiche dei nutrienti di origine animale rispetto a quelli di origine vegetale, in particolare sotto accusa ci sarebbero le proteine vegetali in quanto "per una serie di motivazioni molto tecniche non possono assolutamente sostituirsi a quelle di origine animale" (ipse dixit). L'attacco in realtà non si ferma alle sole proteine vegetali, anzi, ma mi sembrava di aver colto in quel passaggio il punto più forte della sua argomentazione, inoltre, alla mia difesa basata su quanto affermato in merito dalle associazioni dietologiche statunitensi e canadesi, risponde che il lavoro di nutrizionisti e dietologi si basa su studi teorici che prescindono dall'applicazione pratica e dunque non è in grado di cogliere tutti i risvolti medici; in parole povere quanto asserito dalle due associazioni sarebbe mera teoria, totalmente indipendente dalla pratica e anzi addirittura in contrasto con essa.
Ciò che mi ha colpito della vicenda è la grande stima che provo per il dottore in questione, sia come persona che come professionista, per questo un attacco del genere era del tutto inaspettato, fatto sta che gli ho promesso che mi sarei rifatto vivo, per sostenere con ancor più forza e ragioni le mie motivazioni e quelle di tutti coloro i quali intendono seguire SERENAMENTE una dieta veg(etari)ana, senza cadere nello sconforto per quei grossolani allarmismi che a volte trapelano dal mondo medico.
Cosa c'è di vero relativamente al discorso dei nutrienti di origine vegetale? Cosa è possibile rispondere, come è possibile comportarsi di fronte a tali dichiarazioni? Come si può asserire con quasi matematica certezza che una dieta veg(etari)ana conduca ad una vita piena di problemi? [C.Q.]
Risposta a cura della dott.ssa LUCIANA BARONI, Presidente SSNV
Il position statement dell'ADA e dei Dietitians of Canada certo è redatto facendo riferimento a studi scientifici, cosa che è d'obbligo quando si scrive questo tipo di documento, perché sia proponibile al mondo scientifico-accademico; molti sono però studi di popolazione, condotti studiando nel tempo varie caratteristiche di individui da tempo vegetariani in confronto ad onnivori. Inoltre chi ha fisicamente scritto la rassegna è un team di nutrizioniste specializzate in nutrizione vegetariana, per la precisione 3 Registered Dietitians, cioè professioniste che tutti i giorni fanno diete per vegetariani e sono anche autrici di libri:
Ann Reed Mangels, PhD, RD, FADA (The Vegetarian Resource Group, Baltimore, MD); Virginia Messina, MPH, RD (Nutrition Matters, Inc., Port Townsend, WA); Vesanto Melina, MS, RD (NUTRISPEAK.COM, Langley, BC, Canada).
Per evitare accuse di conflitti di interesse di natura ideologica, più di una ventina di altri nutrizionisti ha fatto da revisore.
Credo che potrebbe regalare al suo medico l'ottimo libro del dr. Joel Fuhrman, "Eat to Live", magari dopo averlo preventivamente letto. Forse potrà convincere il suo medico, se in buona fede, di quanto si sbagli. E' la testimonianza di un medico nutrizionista che cura i pazienti con l'alimentazione vegana o quasi-vegana (non c'è differenza per lui, è il paziente che sceglie).