Decidi di stare bene - Presentazione

La salute è una scelta, non un destino
di Luciana Baroni e Hans Diehl
ed. Sonda 2004

1-La "bella vita".

L'ambiente di vita con il quale dobbiamo quotidianamente cimentarci incoraggia in modo incalzante a consumare cibi non sani e in quantità eccessive.

L'Oganizzazione Mondiale delle Sanità e la FAO, in un recente rapporto congiunto dal titolo "Dieta, Nutrizione e la Prevenzione delle malattie croniche" (che chiunque può consultare all'URL http://www.who.int/hpr/NPH/docs/who_fao_expert_report.pdf), hanno definito questo ambiente "obesogeno", cioè "promotore di obesità".

E' infatti il mercato che condiziona con la propria forza mediatica le nostre scelte alimentari, senza che spesso ce ne rendiamo conto. Così, siamo incoraggiati ad ingozzarci di merendine e piatti pronti, spesso in offerta, o a consumare enormi bicchieri di bibite gasate al posto di un bicchiere più piccolo, nella convinzione che tutta questa abbondanza sia finalmente la giusta ricompensa per i passati stenti.

Ma questa "bella vita" ci sta uccidendo, lentamente ma inesorabilmente, perché ha prodotto nel nostro Paese e negli altri Paesi ricchi del mondo una valanga di malattie, una vera e propria "epidemia" che ora non si riesce più a fronteggiare. Solamente i costi sanitari dell'obesità sono stati stimati dal Ministero della Salute in 23 miliardi di euro all'anno (PSN 2003-2005). Una vita su due è falciata dalle malattie cardiovascolari, ed una su quattro dal cancro. Un adulto su tre è iperteso, i diabetici sono destinati a raddoppiare nei prossimi 30 anni, ed un nuovo nato ogni cinque diventerà diabetico. Queste persone sono in gran parte destinate a morte o, peggio, invalidità premature, con costi elevatissimi, per loro stessi e per la società. Per molti quindi, spesso questa "bella vita" si trasforma in una tragedia, è solo questione di tempo.

Possiamo fare in modo che questo non accada. Per far fronte a questo destino, che potrebbe essere quello di una buona parte di noi, dobbiamo cercare di vivere non una "bella vita", ma la "miglior vita" possibile. Se tutte queste malattie sono infatti il risultato di scelte, abitudini di vita sbagliate, l'unico modo per contrastarle è quello di agire alla radice del problema, modificando appunto in senso favorevole queste abitudini. La "vita migliore" dobbiamo viverla qui, in questa vita e a casa nostra, adottando abitudini semplici: mangiare cibi semplici, prevalentemente cibi vegetali integrali, consumati il più vicino al loro stato naturale e preparati in modo semplice, senza aggiunta di condimenti, zuccheri, grassi e sale; rinunciare alle sostanze voluttuarie, soprattutto l'alcol e il fumo; praticare regolarmente un po' di attività fisica, perché ormai molti lavori sono sedentari e non c'è altro modo per mantenersi un po' attivi.

La Dieta Ottimale per la salute è diversa da quella che popola le nostre tavole: è costituita da cereali, legumi, verdura e frutta, con limitazione dei grassi al 15-25% delle calorie totali. Questa dieta riduce al minimo il rischio di arteriosclerosi, obesità, ipertensione, diabete Tipo 2 e di alcuni tipi di cancro. Non esistono controindicazioni note a tale dieta, se vitamine e minerali vengono assunti in quantità adeguate.

La gente, se correttamente informata e istruita, è certamente in grado di compiere le scelte più giuste. Si tratta solo di decidere cosa dire, se solo una parte della verità, tirando "a campare" fino al collasso del sistema, oppure la tutta verità.

2-Un popolo di ammalati

Dopo l'ultima Guerra mondiale, le condizioni economiche della popolazione sono notevolmente e progressivamente migliorate, e si è passati troppo rapidamente dalla fame all'abbondanza, con un aumento della quantità totale di cibo consumata pro-capite e con uno spostamento della composizione della dieta verso cibi di origine animale e cibi industriali. Poiché l'industria alimentare è l'industria più redditizia su scala mondiale, il messaggio che viene continuamente trasmesso è quello che mangiare in questo modo sia "mangiare bene".

Ma se fino al secolo scorso la principale causa di morte erano la fame, le malattie infettive e le guerre, ora la principale causa di morte sono le malattie causate dalle abitudini di vita introdotte col benessere: cibo, sedentarietà e uso di sostanze voluttuarie. La nostra dieta, la cosiddetta "dieta occidentale", è ormai composta prevalentemente da cibi animali (tradizionalmente considerati cibi ricchi e un tempo consumati solo occasionalmente) e da prodotti trasformati; è una dieta ricca di grassi, zuccheri, sale e calorie e povera di fibre e di altri nutrienti protettivi per la salute. Il risultato è la comparsa e l'enorme aumento delle malattie degenerative, causa di morte e di invalidità premature: tumori, malattie cardiovascolari, obesità, diabete, ipertensione, osteoporosi, per nominare solo le principali.

Pensiamo che tre persone su quattro, nei Paesi ricchi, oggi muoiono prematuramente per malattie cardiache, ictus e cancro. Le malattie legate all'arteriosclerosi (infarto cardiaco, ictus cerebrale, arteriopatia periferica), che sono la prima causa di morte, dipendono in gran parte da fattori di rischio modificabili (livelli di colesterolo e trigliceridi del sangue, diabete, fumo, ipertensione, obesità, sedentarietà). Anche per i tumori, seconda causa di morte, è stato stimato che nel 70-80% dei casi potrebbero essere prevenuti con modificazioni dello stile di vita. L'obesità sta dilagando anche in Italia, dove oltre un terzo della popolazione è in sovrappeso o francamente obesa. Essa è stata definita nell'ultimo Piano Sanitario Nazionale (PSN 2003-2005) la seconda causa di morte prevenibile, dopo il fumo, in quanto è, a sua volta, fattore di rischio o favorente di almeno una trentina di altre gravi condizioni, tra cui alcuni tipi di tumori, le malattie cardiovascolari, il diabete, l'artrosi.

I costi sanitari per fronteggiare queste malattie sono enormi, e non più sostenibili. E' necessario quindi concepire nuove strategie d'attacco. Per far fronte a questa nuova emergenza sanitaria, che ci accomuna tristemente agli altri Paesi ricchi del mondo, è necessario rivedere il paradigma che è stato fino ad oggi alla base della "cura della salute" (e che in realtà potrebbe più propriamente essere definita come "cura delle malattie"): per ogni malattia c'è il rimedio, pillola od intervento chirurgico (e ormai, anche il relativo conto da saldare). L'ottima qualità dei migliori Sistemi Sanitari in ambito diagnostico, si sgretola quando si arriva alla terapia: rimedi che sono quasi sempre in grado di tamponare temporaneamente le malattie, ma non di restituire la salute, e spesso nemmeno di allungare la vita o di migliorarne la qualità.

Anche nel mercato del lavoro, è chiaro come la salute dei lavoratori sia un importante parametro che influenza i costi di produzione. Sta diventando sempre più difficile rimanere competitivi nel mercato internazionale, dal momento che altri Paesi, soprattutto quelli asiatici, non sono penalizzati dall'esplosione delle cosiddette "malattie del benessere" che colpiscono il mondo occidentale. La loro forza lavoro è più sana e produttiva, e i costi per la salute che le aziende devono fronteggiare per i loro lavoratori sono considerevolmente inferiori.

E' necessaria quindi la messa a punto di un nuovo paradigma che incoraggi la gente ad assumersi la responsabilità della propria salute. L'obiettivo primario deve essere più di prima il mantenimento dello stato di salute, attraverso seri e responsabili interventi di medicina preventiva e non attraverso un sistema che "aggiusti quel che si rompe".

Anche nel campo della cura delle malattie che si siano già instaurate, poi, la popolazione deve essere resa responsabile che la battaglia nei confronti di queste malattie comincia proprio dal comportamento individuale, in quanto le stesse misure in grado di prevenire queste malattie sono altresì in grado di favorirne la regressione, come nel caso dell'obesità, del diabete, dell'ipertensione e dell'ipercolesterolemia.

In sostanza, non esistono rimedi efficaci in grado di mantenere o restituire la salute che non passino prima di tutto attraverso la modificazione delle abitudini dannose che hanno generato la malattia.

3-Cambiare le abitudini

E' l'uovo di colombo, ma molti preferirebbero farsi sostituire pezzo per pezzo pur di non doverlo fare: modificare le proprie abitudini per scongiurare la comparsa e la progressione delle gravi malattie che mettono a rischio la vita e la validità di molte persone. Molti si difendono con lo scetticismo, altri preferiscono non sapere.

Ma, purtroppo, anche se per qualcuno restare in salute può essere il risultato di un vero e proprio colpo di fortuna, meglio di una vincita alla lotteria nazionale, per la maggior parte delle persone è il risultato di precise scelte di vita.

E allora bisogna trovare il modo di entrare in comunicazione anche con chi spera che fare qualche gesto scaramantico sia sufficiente a scampare alle statistiche, o con chi, altrettanto fatalisticamente, dichiara che "di qualcosa bisogna pur morire!".

E' importante riuscire a far capire a tutti, anche ai più "rocciosi", l'importanza della qualità della vita, e di come problemi di salute possano seriamente minare una vita di soddisfazioni. Le facoltà fisiche e mentali possono venire compromesse, e non è più possibile fare quel che prima dava piacere, non solo, la fatica può diventare una compagna fedele, assieme al dolore fisico.

Non si tratta, quindi, di vivere un giorno da leone e poi tutto finisce in modo indolore. E non si tratta nemmeno di vivere più a lungo. Infatti, la speranza di vita per un adulto, nell'ultimo secolo è in realtà aumentata solo di pochi anni, nonostante gli incredibili progressi in campo medico: questo perché gli enormi successi in campo diagnostico si scontrano con la relativa scarsa efficacia in campo terapeutico. Basti pensare alla cura della malattia coronarica: sappiamo come le angioplastiche ed i by-pass coronarici abbiano un'elevata percentuale di restenosi, fino al 50% entro il primo anno, e come di fatto siano in grado di allungare la durata della vita solo nel 10% dei casi. Sappiamo anche come le placche arteriosclerotiche che vengono riconosciute e trattate dall'angiografia, siano di fatto responsabili solamente del 10% degli infarti cardiaci. Ci scontriamo con dei limiti all'onnipotenza della medicina. Deve esserci quindi un'altra strada.

E qui subentra l'importanza dell'educazione: il miglioramento della salute e del benessere può venire dal fornire alla gente una migliore educazione e dal trovare dei sistemi in grado di rinforzare le scelte positive di ogni individuo riguardo alla propria salute. In questo, la gestione della nostra sanità ha sinora fallito, ma siamo per fortuna ancora in tempo per trarre esempio da esperienze positive condotte in altri Paesi.

In generale, quando la gente lavora in gruppo, tutto si svolge più facilmente e più velocemente, il sostegno della collettività è spesso quello che dà la forza per compiere il passo decisivo e tanto temuto. Programmi di intervento educazionale, condotti soprattutto negli USA, hanno dato risultati eccellenti: pazienti dislipidemici, diabetici, ipertesi, obesi, coronaropatici hanno potuto, nel giro di poche settimane, solamente adottando abitudini di vita più semplici e per questo più sane, veder migliorare i valori ematici alterati, scendere la pressione sanguigna e il peso corporeo, e diminuire il dolore anginoso, riuscendo a ridurre le medicine, con un sensibile risparmio dei costi sanitari. Di fatto, queste persone hanno potuto sperimentare drammatici miglioramenti clinici, con l'arresto e l'inversione del decorso della loro malattia, e dal confronto con le altre persone del gruppo i cambiamenti positivi del loro comportamento vengono sostenuti e rinforzati. Molti programmi residenziali, che prevedono il soggiorno dei partecipanti presso uno dei Centri dove questi programmi vengono condotti, nel lungo termine però perdono di efficacia, perché le persone non sono in grado, pur avendo acquisito il nuovo comportamento sano, di mantenerlo una volta reinseriti nello stesso ambiente di vita che prima li aveva condotti ad abitudini sbagliate.

Ecco l'importanza del nuovo concetto che anima il CHIP, il Progetto per il Miglioramento della Salute delle Coronarie, che, sulla scorta dell'esempio finlandese del North Karelia Project, condotto a partire dagli anni '70 dal dr. Puska (ora responsabile della Prevenzione delle Malattie Non-Trasmissibili per l'OMS), sta promovendo un nuovo concetto: un modello socio-ecologico di salute, dove gli interventi per migliorare la salute sono diretti all'intera comunità e dove l'obbiettivo finale è la trasformazione favorevole dell'intero sistema socio-economico di quella comunità. Nei programmi residenziali, i partecipanti, dopo aver fatte proprie tutte le classiche strategie di modificazione del comportamento, lasciano l'ambiente protetto del Centro e tornano a casa, dove trovano gli stessi amici, lo stesso frigorifero, gli stessi fast-food. Una situazione così conflittuale è perdente nel breve termine.

Il modello socio-ecologico del CHIP si basa invece sul concetto di portare l'intervento per la salute direttamente all'interno della comunità, con il fine di facilitarne la trasformazione culturale e sostenere così nel cambiamento l'intera comunità stessa.

Il modello dominante, con il paradigma "malattia-pillola" o "malattia-bisturi" non può più farcela a sostenere l'esplosione di malattia. Per riuscire a modificare efficacemente lo stato di salute della popolazione, migliorarne la qualità della vita e ridurre la spesa sanitaria, è necessario abbracciare questo nuovo modello socio-ecologico, che conduce per mano i membri della comunità verso modificazioni sostanziali e sostenibili dello stile di vita. E' l'approccio della Medicina dello Stile di Vita, centrato sull'educazione e sul controllo delle abitudini, che trasforma la cultura delle comunità e ne sostituisce le abitudini di vita dannose con abitudini sane, abitudini che possono arrestare e contrastare le principali malattie. E così è tutto più facile.

4-lmpariamo dagli Americani

Negli USA, una quindicina d'anni fa il dr. Hans Diehl, un giovane epidemiologo particolarmente impegnato nelle malattie dello Stile di Vita, ha ideato l'ormai famoso CHIP (Coronary Health Improvement Project, Progetto per il Miglioramento della Salute delle Coronarie), che ha poi condotto nel contesto di molte comunità degli USA, oltre che in Canada, in India ed in Australia.

Si tratta di una nuova concezione di intervento sanitario, che si basa su un modello socio-ecologico finalizzato a migliorare la salute dell'intera comunità (città, scuole, aziende, comunità religiose), attraverso la modificazione favorevole delle abitudini della popolazione e la creazione di un ambiente in grado di promuovere lo sviluppo ed il mantenimento di questi comportamenti.

Questo nuovo approccio parte dalla convinzione che il processo di progressivo miglioramento delle abitudini deve innanzitutto mettere la gente in condizione di riconoscere le condizioni cliniche che possono minare la salute: ad esempio, a chi è in sovrappeso, va spiegata la relazione tra peso corporeo raccomandabile e funzionamento ottimale di tutto l'organismo, e come questo risultato possa migliorare la qualità della vita. Il soggetto va poi informato ed istruito su quelle che sono le risposte e le soluzioni del problema, ed infine, deve essere convinto che può farcela: sempre nell'esempio del sovrappeso, deve essere convinto che può essere in grado di semplificare la propria dieta ed impegnarsi in un programma di esercizio fisico regolare.

Il programma si svolge attraverso una quarantina di ore di lezione, nel corso delle quali vengono passati in rassegna alcuni temi principali: la medicina preventiva, le malattie del benessere, la dieta occidentale e la dieta ottimale per la salute. Il processo educativo focalizza poi i partecipanti sulle scelte che devono iniziare a compiere, rafforzandone l'autodeterminazione.

Vengono arruolati circa il 10% dei componenti della comunità, che, una volta educati, diventano il "contrappeso" alla cultura dominante, largamente sottomessa agli interessi del mercato ed il cui messaggio rassicurante è "mangiate e bevete quel che volete, divertitevi, tanto poi qualche medico si prenderà cura di voi."

Queste persone, una volta compreso come sia possibile realmente compiere delle scelte di vita che migliorino la salute, modificano il loro comportamento e diventano artefici di cambiamenti effettivi; diventano modelli di riferimento per gli altri membri della comunità, influenzandone a loro volta il comportamento, poiché agiscono come promotori di questo nuovo modello socio-ecologico. Queste persone sanno cosa chiedere al mercato, cibi sani, e i negozianti e i ristoranti, che comunque vengono contattati ed istruiti dagli organizzatori prima dell'inizio del corso, si devono adeguare alle nuove richieste della popolazione, perché i partecipanti al CHIP diventano clienti in grado di condizionare fortemente i consumi dell'intera comunità.

L'esperienza del CHIP approda anche in Italia con il libro "Decidi di star bene", che accompagna il lettore attraverso le tappe principali di un processo di apprendimento e di presa di coscienza responsabile dei suoi contenuti.

Secondo l'esperienza già maturata dal CHIP, la trasposizione alla vita di tutti i giorni dei suggerimenti contenuti in questo libro risulta facilitata dalla creazione di "gruppi di lavoro" locali, che, grazie a dinamiche interne di confronto, sostegno e rinforzo, può rendere più facile il processo di apprendimento e modificazione del comportamento. In questo processo vanno coinvolti i "mercanti di cibo" (negozianti e ristoratori), che possono così apprendere la differenza tra cibi sani e cibi dannosi, ed operare delle scelte in merito, diventando "mercanti di salute".

Come insegna il CHIP, la presenza, all'interno di una comunità, di un certo numero di individui che si orientano verso questo tipo di approccio ecologico alla salute, è in grado trasmettere l'esperienza ad altri individui attraverso semplici dinamiche di comunicazione.

Mentre la modificazione delle infrastrutture che ruotano intorno all'alimentazione e all'educazione è in grado di facilitare e rendere stabile questo processo di trasformazione, la modificazione del comportamento di un certo numero di individui è in grado a sua volta di innescare e mantenere questo tipo di trasformazioni per le semplici leggi di mercato, forzandolo verso la scelta di cibi più sani.

Dopo l'uscita del libro, gli Autori si rendono disponibili per conferenze o lezioni sui principali temi trattati, nella speranza di poter contribuire alla trasformazione favorevole delle abitudini di vita degli Italiani. Per iniziative a questo riguardo si può contattare SSNV, info@scienzavegetariana.it.

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